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La condizione dissociativa diffusa della coscienza dalla propria reale natura umana ha reso necessaria, da sempre,  la nascita di mitologie sostitutive (le religioni*) che dessero a quelle psiche malate una alternativa consolatoria.

 Esse sono perciò sempre state il substrato di riferimento, rappresentativo nella realtà,  di una condizione psichica diffusa che ha perso da sempre, e che rinnova ad ogni nuova nascita ed a ogni generazione  lo stesso rito sacrificale,  il contatto e i collegamenti con la sua propria reale natura.

Sarebbero quindi esse, le religioni, il sostituto simbolico consolatorio, le protesi, di quella natura negata e dimenticata.

Il sostituto consolatorio di quella disperazione straziante e di un lutto impossibile da superare.

Le ideologie (capitalismo, comunismo, nazismo, fascismo ed in parte anche le scienze) hanno tentato di “modernizzare” e superare quelle arcaiche mitologie senza però riuscire a sostituirle nel loro aspetto emozionale.

Se le religioni sono e sono state l’oppio dei popoli le ideologie sono e sono state il loro più “moderno” oppiaceo sostitutivo.

Droghe pateticamente consolatorie della disperazione dell’animo le prime e della razionalità ottusa le seconde.

Mitologie e ideologie tutte incapaci di trovare la strada che portasse quelle coscienze dissociate all’incontro con la reale natura umana, da loro totalmente dimenticata.

Ci può riuscire, ci è riuscita e ci riesce il buddismo (seppure non in consapevolezza) da una parte e la psicoanalisi, seppure non sempre, seppure in parte, seppure solo recentemente dall’altra.

(*) Tale analisi prescinde del tutto relativamente alla esistenza o non alla esistenza di una qualche divinità, realtà questa che è allo stato della conoscenza assolutamente indecidibile.

                                (scritto il 17/11/23)

 

 

 

 

 

 


 

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