Se un individuo è affetto da una qualunque patologia fisica viene considerato malato e bisognoso di cure adeguate pressoché in qualsiasi paese del mondo che abbia un qualche sistema sanitario, per quanto minimo.
Non è così per la malattia mentale.
Un individuo che spara con un mitra ed ammazza 20 persone è senza bisogno di ricercare altri sintomi uno psicopatico affetto da una malattia mentale a dir poco severa.
E dopo la strage di norma ci si chiede come mai non ci si è resi conto prima di quella patologia alo scopo di poter sottoporre l’interessato ad adeguate cure, se possibile.
In talune società, in talune culture, un psicopatico di quel livello che compie quella strage viene considerato un eroe ed anzi si sollecitano altri ad emularne le gesta.
Sollecitandone magari anche il suicido dopo “l’eroica” azione.
Eppure i due individui di cui sopra sono malati di mente esattamente nello stesso modo e della stessa gravità.
Nel primo caso però la sua malattia mentale viene socialmente riconosciuta come tale mentre nel secondo caso essa , la stessa malattia mentale grave, viene non solo socialmente accettata ma anzi addirittura socialmente incoraggiata.
Se ne deduce che la valutazione clinica delle patologie mentale non è una valutazione di tipo assoluto come nel caso delle patologie fisiche nel cui caso si presume che lo stesso trattato di patologia clinica valga per ogni essere umano di questo pianeta.
Per quanto riguarda invece la malattia mentale a decidere se essa è tale o meno, pur negli identici livelli di gravità, non è un qualche ipotetico trattato di patologia mentale ma la sua accettazione o meno da parte dello specifico ambito sociale o culturale nel quale il malato di mente vive ed opera.
E ciò non riguarda soltanto lontani e più o meno esotici paesi ma ogni società umana.
Eppure la malattia mentale è un parametro assoluto per quanto riguarda l’individuo a prescindere dall’ambito sociale in cui esso vive.
Essa si differenzia solo dalla diversa accettazione sociale della sintomatologia che detta malattia è in grado di esprimere.
L’accettazione sociale o culturale di quella sintomatologia definisce il riconoscimento di quella sintomatologia come malattia mentale oppure no.
Per cui per esempio un nazista è un individuo psichicamente “normale” in una società di nazisti mentre sarebbe considerato un malato di mente in una società democratica.
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