E’ facile immaginare le esperienze di un bambino il quale, negli anni subito dopo la nascita, si trova a vivere in un ambiente
Quando la coscienza dissociata non è in condizioni di poter assumere dal proprio inconscio le informazioni strutturanti, i significati
 del Sè, necessari a costruire nella coscienza stessa l’immagine del proprio Sé sulla base del modello, si presume genetico, del Sé
 dell’individuo essa, ai fini di sopravvivenza, è costretta ad elaborare e costruire, sulla base delle informazioni di realtà quali che 
siano, una serie di costrutti artificiosi che definiamo nel loro insieme “falso sè”.
Una serie di costrutti che definiscono un modello dell’individuo così come l’ambiente parentale infantile, grazie all’imprinting infantile,
 ha imposto alla coscienza stessa (in sintesi:se ti hanno fatto credere che sei un cretino ti comporterai da cretino per tutta la vita, anche
se hai l’intelligenza di un genio).
Questo insieme di costrutti artificiosi vengono definiti anche “il Narciso” e la coscienza riflette su sé stessa  questo modello artificioso
 ed alieno alla realtà dell’individuo difendendolo strenuamente.
E a ragione.
Quel modello ancorchè artificioso, ancorchè fonte di sofferenze per l’individuo, ancorchè fonte di psicopatie di ogni genere, ancorchè 
fonte di follia estrema è l’unica possibilità di sopravvivenza per l’individuo stesso.
Fino a quando, grazie alla psicoanalisi, non si cominciano gradualmente a sostituire quei costrutti artificiosi con i significati dello
inconscio e del Sè dell’individuo.
Ma affinchè ciò possa avvenire sono necessarie due condizioni assolutamente indispensabili:
-         che l’individuo abbia capacità di comunicare in qualche modo;
-         che l’individuo sia in grado di ricordare i propri sogni e riferirli;.

 

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