Questo bisogno che assilla molte persone, e che ha fatto la fortuna di alcune parti politiche quà e là per il mondo , viene esposto talora con disperazione da una quantità di persone.

Tanto che viene da chiedersi se costoro, sinceramente e profondamente tormentati da questa necessità, si rendano conto di che cosa significhi in realtà questo bisogno.

Essere “padroni a  casa propria” significa del bisogno profondissimo, e purtroppo quasi sempre insoddisfatto, di essere padroni della propria coscienza, di essere padroni  della propria mente.

Non è sufficiente perché ciò accada che il cervello risieda stabilmente dentro la  scatola cranica, come avviene quasi sempre .

E’ necessario che sia la reale natura dell’individuo , il suo Sé, ad impadronirsi della coscienza consentendo così all’ego di essere , allora si !, padrone a casa propria.

Di norma invece è il falso sé, rottami di pregiudizi vari, paure , negazioni, informazioni distorte e distorcenti apprese nella infanzia , ecc., ecc. a possedere la coscienza dell’individuo che giustamente allora si sente estraneo a casa sua.

Si sente alieno a sé stesso, alieno in sé stesso, alieno da sè stesso.

E da qui conflitti intrapsichici a non finire che spesso si esternalizzano avvelenando oltre la vita dell’individuo anche la vita degli altri.

Essere padrone a casa propria implica come conseguenza il non avere paura di ciò che arriva da dentro e non avere paura di ciò che arriva da fuori.

In ogni senso possibile.

 

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