Un giorno il Sè genetico di un qualche essere umano, un piccolo quasi invisibile grumo di elettroni nella lunga catena del DNA, disse a Dio: “Signore, se sei tu che mi hai creato perchè io sono stato sprofondato in questo incubo oscuro nelle profondità dell'essere mentre il mio signore e padrone, del quale sono l'immagine recondita, soffre le pene dell'inferno?”.
Dio che era lontano e distratto, come sempre, dapprima non sentì.
Stava osservando infatti le immense distese di sabbia rossa di Marte e si scervellava per capire come mai il suo tocco magico in quelle lande desolate ed infuocate non avesse funzionato.
Era rassicurato però dal fatto che un terrestre, di quelli che mai sarebbero passati per la cruna dell'ago, stava preparando qualcosa in merito.
Mentre rifletteva sentì quella vocina che si lamentava lontana .
Ed individuato quel piccolo grumo di elettroni sperduto un una remota cellula di quel gran corpo chiese spiegazioni.
“Ma de chè!”, rispose l'altro, “Ma non lo vedi da te come siamo messi ?”.
Il Signore non capiva.
Disse:”Ma di cosa ti lamenti. Ti ho dato tutti gli strumenti per crescere tanto quanto sono cresciuti i pesci, i leoni e gli elefanti . E perfino,aggiungo, i lombrichi. E tu come mai sei rimasto bloccato laggiù?.
Rispose il Sè:"Ed io che ne so. Quaggiù niente vedo e nulla sento. Se non lo sai nemmeno tu allora sì che siamo fottuti."
Dio riflettè un pò ed aggiunse:”Ma io ho dato a tutti gli esseri viventi le stesse identiche opportunità e tutti le hanno usate per il meglio. Non mi spiego proprio come mai tu sei rimasto laggiù.”
Consultò il suo personale manuale di istruzione, da lui diligentemente redatto il giorno dopo la grande fatica della creazione, e non gli pareva proprio che ci fosse nulla di sbagliato.
Chiamo i vari trascrittori di quel fondamentale manuale, i c. d. profeti, e chiese come mai di quelle lamentele.
Nessuno sapeva rispondere ed il Signore dando una occhiata alle loro varie trascrizioni del suo manuale, inorridì.
Perché si rese conto, mettendosi nelle mani tra gli ormai radi capelli, che quelli non solo non sapevano leggere bene ma nemmeno avevano ben capito quello che poi avevano malamente trascritto di quel manuale.
Trascrivendo ed interpretando in maniera sbagliata il manuale stesso e perciò trascrivendolo, in una certa misura, a capocchia.
N.B. Forse è opportuno sottolineare che questo è un raccontino di fantasia.
(scritto il 10/9/24)