Molti cuccioli di felini (ma non solo) giocano spesso tra di loro e con i loro genitori e sono per loro quelli , per quanto è dato capire, momenti gioiosi.
Grazie al gioco i cuccioli imparano rudimenti della caccia e del loro essere animali sociali.
Imparano così i rudimenti della gerarchia che esiste e fa sopravvivere quella socialità.
Ma è possibile che il loro giocare non serva solo a questo.
E’ possibile anche che quel gioioso giocare sia un catalizzatore che innesca nelle loro coscienze un certo processo di sviluppo psichico che li porta ad integrare in quelle coscienze la conoscenza della loro reale natura animale e dei loro istinti.
Anche i bambini amano giocare e amano giocare esattamente per lo stesso motivo per cui giocano i cuccioli dei felini.
Se però l’ambiente familiare nel quale quei bambini giocano non è in grado di dare le “indicazioni” giuste per innescare nelle loro coscienze il processo di crescita psichica e quindi di conoscenza della loro reale natura quel gioco sarà purtroppo inutile rispetto a quel fine.
Insegnerà si ai bambini del loro essere animali sociali , animali forse fin troppo sociali.
Insegnerà le regole della gerarchia che di quella socialità fanno parte e poi basta.
Anche gli adulti amano giocare e come potrebbe non essere così data la segreta magia che si nasconde nel gioco.
Amano giocare perché il gioco nasconde un segreto non svelato che rimanda all’infanzia ed alla formidabile (purtroppo quasi sempre frustrata) vitale speranza che il gioco inneschi nella loro coscienza il processo di crescita psichica.
Ma ora il gioco, quel gioco, non è più in grado di farlo.
Ed il gioco allora sotto la spinta cieca di un istinto vanamente speranzoso diventa azione coatta che può portare , e talora porta, alla rovina.