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Ci sono almeno tre differenti livelli di atteggiamento mentale ed emozionale in chi legge cose di psicoanalisi.
Un primo livello è quello di colui che leggendo non capisce ciò che è scritto in quanto ciò che è scritto è totalmente fuori da ogni esperienza del lettore.
Si legge , si continua a leggere ma non si capisce o si capisce solo in modo molto superficiale ciò che si legge.
Si tratta di una sensazione questa molto frustrante che di solito allontana il lettore (a causa anche di resistenze inconsce) dallo scritto.
Quando si è sviluppato in una qual certa misura un proprio processo di crescita leggendo cose di psicoanalisi si incontreranno in sè due tipi di reazioni diverse.
Se le cose che si leggono collimano in una qualche misura con il livello di sviluppo psichico raggiunto per esempio con la terapia , ci sarà un senso di condivisione e di gratificazione nel trovare corrispondenza intellettuale con ciò che si legge.
Se invece ciò che si legge contrasta in maniera stridente con la teoria o con la credenza introiettata grazie alla terapia si proverà una sensazione sgradevole di rifiuto e di rigetto in quanto ciò che viene esposto mette in discussione credenze basali che si sono profondamente radicate e che ormai fondano il proprio senso di identità.
Ad un livello di crescita più avanzato la lettura di cose di psicoanalisi, quale che sia la teoria fondativa del suo autore, produce un senso di gratificazione.
In parte perché si comprende relativamente alle cose lette che esse sono comunque interne alla esperienza già vissuta ed in parte perché si è ormai capace di comprendere il significato , talora molto lontano , delle cose che l’autore intende esprimere anche se non sa ancora esprimerle nella interezza del loro significato e le esprime in forme simboliche ancora “lontane”.
Egli scrive cioè di cose già vissute e conosciute dal lettore anche se il loro autore le esprime in forme molto simbolizzate e concettualmente lontane dalla "cosa in sè ".