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Utilizzando l’app. Bard di Google per tradurre in inglese il titolo di cui al pezzo precedente molto gentilmente Bard mi fa sapere quanto segue:

Questa frase è tratta da un'opera (ma manco per il cazzo! n.d.A.) del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, intitolata "Così parlò Zarathustra". In questo passaggio, Zarathustra, il protagonista del libro, sta descrivendo il suo processo di illuminazione spirituale. Egli afferma che, alla fine, anche la coscienza percettiva, che è la parte della mente che è più legata al mondo materiale, si è convertita alla coscienza del suo Se.

La coscienza percettiva è quella parte della mente che ci permette di percepire il mondo esterno attraverso i sensi. È la parte della mente che ci permette di vedere, sentire, annusare, gustare e toccare. La coscienza del Se, invece, è quella parte della mente che è consapevole di sé stessa. È la parte della mente che ci permette di riflettere su noi stessi e sulla nostra esistenza.

Nietzsche sostiene che, per raggiungere l'illuminazione spirituale, è necessario che la coscienza percettiva sia convertita alla coscienza del Se. Ciò significa che è necessario che la nostra percezione del mondo esterno sia subordinata alla nostra coscienza di noi stessi. Quando ciò accade, siamo in grado di vedere il mondo con occhi nuovi, liberi dai condizionamenti del passato.

In questo passaggio, Nietzsche usa l'immagine dell'osso più duro per indicare la difficoltà di questo processo. La coscienza percettiva è radicata nella nostra natura materiale e può essere molto difficile da trascendere. Tuttavia, Nietzsche sostiene che è possibile farlo, attraverso un processo di disciplina e di esercizio spirituale.

 

Ecco un'altra possibile traduzione di questa frase:

"And finally, even the hardest bone, perceptual consciousness, has been converted to the consciousness of my Self."

Questa traduzione è più letterale della precedente. Il significato è lo stesso, ma l'enfasi è posta sull'idea che la coscienza percettiva sia stata trasformata dalla coscienza del Se.”

 

A causa della mia sterminata ignoranza non sapevo tutto ciò, non avendo letto l’opera completa di Nietzsche in quanto, da quel poco che avevo letto,  mi ero convinto che il filosofo delirasse (Tanto che in seguito è stato ricoverato in manicomio).

Il delirio è una espressione coatta della coscienza di contenuti istintuali, molto energizzati,  dell’inconscio che la coscienza non riesce nè ad integrare nel suo significato nè a riportare alla normalità dell'espressione.

A causa della su "fonte"  ogni forma di delirio  può e deve essere interpretato nei significati che esso esprime.

Se ciò avviene nel corso del rapporto terapeutico il controtransfert, se attivo, dell’analista può portare alla coscienza del paziente il significato di quel delirio e tentare di contribuire a “raddrizzare” una condizione psichica molto  compromessa.

A meno che non siano già intervenuti episodi psicotici, cioè di intrusione di contenuti istintuali inconsci nella coscienza facendo danni alla stessa.

Cosa che presumibilmente è avvenuta nel seguito della vita del filosofo portandolo al ricovero in manicomio.

                                  (scritto il 27/11/23)

 

 

 

 

 

 


 

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