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Uno dei simboli fondativi del buddismo è un cerchio vuoto

Esso richiama la coscienza assolutamente vuota , la mente calma , così indotta dalla meditazione profonda.

Una azione volontaria, non semplice,  che richiede un continuo e lungo sforzo di applicazione.

E la coscienza , la macchina coscienza ,anche così apprende.

Ma quel cerchio assolutamente vuoto   dice anche che la coscienza del Sè è coscienza del Sè quando essa è completamente VUOTA.

Ma come si dirà: Dopo tutta la fatica di portare in quella coscienza i significati del proprio Sé, dopo tutte le resistenze vissute , ora mi si viene a dire che essa deve essere vuota?.

E’ possibile che la terapia analitica e l’autoanalisi  ha funzionato quando da quella area specialistica del cervello che si è chiamata coscienza si è realizzato il vuoto assoluto di informazioni.

Nessuna protesi del falso sè (ovviamente) ma anche nessun significato del Sè.

Oltre a quelli che in quella coscienza, nei relativi neuroni,  sono stati da sempre  innati e che il processo di crescita hanno attivato.

Ed è anche possibile che quel vuoto si realizzi , che la coscienza del Sè si realizzi, quando tutti i neuroni di quell'area specialistica siano oltre che privi di informazioni anche tutti in istato aperto.

E i significati del Sé in essi innati?

Sarà lo stato quantico  degli elettroni di quei neuroni ha riportarne e conservarne la memoria.

Uno stato quantico "calmo", non eccitato dalle false informazioni del falso sè.

Ipotesi naturalmente.

La cosa in sé, quale che essa sia,  resta comunque inconoscibile.

   (scritto il 24/1/23)

 

 

 

 

 

 


 

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