L’ inconscio è una funzione psichica che può essere (ma quasi mai purtroppo è) di collegamento tra la coscienza ed il mondo
 interiore , qualsiasi cosa si voglia intendere con questa definizione (il corpo , le sue cellule ed i suoi organi, il codice genetico,
 le particelle elementare che costituiscono l’insieme ed ancora l’universo , il multiverso e quant’altro).
È la sede degli istinti, della istintualità.
Nell’individuo inconscio è il deposito rifiuti nel quale vengono archiviate le esperienze passate, soprattutto quelle dolorose, ed in una
certa misura bisogni e desideri inaccettabili per gli schemi della coscienza.
La sua funzione principale è però quella di essere il luogo di passaggio (a partire dal codice genetico ?) dei contenuti del Sé , la
 totalità dell’individuo, cioè dei tanti mattoncini (i significati dei simboli onirici)  destinati a costruire nella coscienza l’immagine del Sé
 dell’individuo.
La coscienza inconscia è  funzione psichica altra rispetto all’inconscio grazie alla quale possiamo conoscere il mondo e noi stessi.
In  quanto inconscia i suoi stessi confini non sono individuati dalla stessa coscienza e quindi nemmeno dall’ego.
Ciò significa che essa è una coscienza “aperta”, aperta a tutte le influenze , suggestioni, induzioni di comportamenti, infezioni psichiche
 e quant’altro che provengono dall’ambiente reale esterno.
E’ praticamente identica alla coscienza del bambino appena nato subito dopo (qualche mese, qualche anno ?)  che essa abbia subito il
 “trattamento” strutturante dell’imprinting infantile da parte dell’ambiente parentale infantile.
Di solito si definisce questo livello di coscienza “coscienza di tipo anale”, cioè il livello di coscienza iniziale a partire da quel trattamento.
Se l’ambiente parentale infantile è costituito da coscienze poco o tanto più evolute (nella direzione della crescita psichica) la coscienza
 infantile esposta questo ambiente “assorbirà” invece questo livello di sviluppo nella direzione della coscienza di tipo orale (per seguire 
una rudimentale, grossolana  ed arcaica terminologia oramai consolidata) fino alla coscienza psichicamente adulta cioè la coscienza di 
tipo genitale.
Parrebbe che la fase terminale del processo di crescita psichica sia da individuare nel momento in cui la coscienza percettiva, la
 coscienza a specchio , individui i propri confini ed i propri limiti.
Al di qua di questo confine c’è la coscienza adulta al di là di esso la realtà (che può essere simbolicamente rappresentata come un 
monumentale  complesso di castrazione).
L’individuazione di questi confini è cosa diversa dal concetto di individuazione di cui a C.G. Jung. Con quest’ultimo  infatti si definiva
 il momento  in cui la coscienza individua il proprio inconscio come fonte del percorso di individuazione e inizio del processo di 
superamento dell’uomo-massa.
 

 

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