Nel corso di qualsiasi terapia psicoanalitica ad ogni nuova informazione che coglie la coscienza si innesca una processo di mutamento
 e la coscienza stessa elabora quella nuova informazione onsieme a tutte le altre in sue possesso.
E fonda , che l’ego ne sia consapevole o meno, una nuova teoria.
Nel caso della psicoanalisi poco alla volta si struttura una nuova teoria nel campo della psicoanalisi oppure una nuova teoria nel campo
 del Sé.
Poco importa quanto questa teoria sia fondata o quanto essa sia radicata nell’inconscio e nel Sé dell’individuo sta di fatto che alla fine 
della terapia questa teoria è diventata una teoria identitaria.
Una teoria cioè un costrutto della coscienza sulla quale si fonda l’identità dell’individuo.
Quanto sia importante e fondamentale per ciascun essere umano l’identità è abbastanza ovvio.
Nel caso in esame ogni nuova teoria in psicoanalisi che contrasti poco o tanto quella teoria diventata identitaria scatena resistenze e rifiuti
 a non finire.
E’ come si fosse toccato il Santo Graal che finalmente l’interessato aveva trovato e che gelosamente e ferocemente ora custodisce e 
difende.
La teoria identitaria in psicoanalisi non differisce in termini di attivazione di difese tenacissime con le varie ideologie politiche (identitarie esse 
pure) e con le varie credenze religiose.
Su esse, completamente al di fuori della consapevolezza dell’ego, si fonda l’identità dell’individuo.
Su di esse in quanto la coscienza non è riuscita (o non è ancora riuscita) a realizzare in sé non un qualsiasi costrutto per quanto “alto” ma 
l’immagine del Sé.

 

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