Dice un sogno: “… mi sporgo sul lavandino della cucina in fondo alla stanza per ripulire e lavare un grosso coltello…”.
Ciò che definiamo, e che ho definito complesso di castrazione, parrebbe essere in realtà null’altro (sic !) che la potente capacità elaborativa razionale della coscienza/cervello quando tale coscienza sia dissociata dagli istinti , dai contenuti istintuali dell’inconscio, dal Sé, dall’inconscio stesso.
Tale capacità elaborativa razionale della intera coscienza , sotto la spinta delle suggestioni di realtà , castra spontaneamente , autonomamente ed implacabilmente dalla coscienza (nella totale inconsapevolezza dell’ego), rimuovendolo, qualsiasi affioramento dell’inconscio ritenuto da tale capacità elaborativa inappropriato rispetto allo standard infantile razionale da essa acquisito.
Il “fallo” quindi , inteso come capacità del capire razionale, è esattamente lo strumento della castrazione quando la coscienza , essendo dissociata da sè, non è in grado di capire ed accettare i contenuti istintuali dell’inconscio ed i loro significati creativi.
Coadiuva con il “fallo” in questa attività di castrazione l’attività rimovente della coscienza .
Attività, peraltro di per sé non patologica in quanto funzionale di norma all’igiene mentale, utilizzata però in modo radicale e castrante a causa di quella condizione dissociativa.