L'accanimento con le quali le destre di ogni parte del mondo sono così feroci nel cercare di togliere alle donne questo diritto, il diritto a disporre del proprio corpo sulla base delle sacrosante esigenze della loro vita e l'analogo accanimento con il quale le religioni contro quel diritto si slanciano nasconde e svela il bisogno del maschio di mantenere la donna ed il suo corpo in uno stato di perenne soggezione e minorità.
Esattamente come avviene in molte sub-culture le quali considerano le donne esseri inferiori buone solo per il piacere maschile e la procreazione dei propri geni e del proprio cognome.
Certo la vita del feto è importante e sacra ma, in casi determinati, ci si deve chiedere se la vita della donna (come di ogni essere vivente) non abbia identica sacralità.
Ma tutto ciò ha un risvolto non di comune comprensione.
Cosa rappresenta SIMBOLICAMENTE l'aborto nelle menti e nelle coscienze dissociate degli uomini?.
Il feto strappato dall'utero materno rappresenta ciò che nella psicologia junghiana si definisce come "Il bambino divino castrato" cioè l'umanissimo e reale Sè genetico (le informazioni genetiche che lo definiscono) della donna il cui significato è destinato ad entrare nella coscienza .
E l'aborto rappresenta perciò la castrazione (psichica) che le coscienze parentali operano contro il Sè dei bambini con imprinting infantili spesso di inaudita ferocia: Un vero e proprio, questo sì, ABORTO psichico.
Per cui l'ostilità di tanti contro il diritto all'aborto è una dei tanti effetti della distorsione patologica delle loro coscienze.
Le donne che vivono nelle loro carni gravidanze non volute o addirittura imposte con la violenza e le conseguenti sofferenze fisiche e psichiche vivono in sé e provano quelle sofferenze e coloro che quelle sofferenze nemmeno possono immaginare e del tutto ignorano e VOGLIONO ignorare si trastullano amenamente con queste ideologie o ideuzze malate (oltre che con la loro sessuofobia inconscia) frutto delle loro patologie mentali.
(scritto il 30/9/24)