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Tra le caratteristiche della condizione dissociativa della coscienza c’è il fatto che la coscienza percettiva ha “tutte le porte aperte”.
In contrapposizione a ciò la coscienza cognitiva ha nei confronti dell’inconscio e degli istinti “tutte le porte chiuse”.
Dovendo la coscienza percettiva ricevere attraverso i sensi gli imput di realtà al fine di elaborarli la sua condizione di coscienza dissociata dal Sé dell’individuo (in pratica la sua pressoché completa carenza di informazioni istintuali che definiscano in essa la reale natura dell’individuo) le impedisce di elaborare quegli input nell’interesse della salute mentale dell’individuo stesso.
Per cui essa riceve passivamente , nella totale incoscienza dell’ego, ogni forma di induzione, di suggestione , di influenzamento che il grande “corpaccione” della realtà sensibile le propina.
Nel caso in cui l’individuo avesse conquistato la coscienza di sé la situazione sarebbe ben diversa.
Intanto la coscienza cognitiva avrebbe in questa condizione psichica “tutte le porte aperte” nei confronti dell’inconscio e degli istinti (e toccherebbe all’ego di gestire responsabilmente quelle sollecitazioni) mentre la coscienza percettiva, che avesse integrato la propria immagine del Sé, avrebbe contestualmente sviluppato la capacità di selezione e di difesa rispetto a quella situazione di continua suggestione ed influenzamento inconscio da parte della realtà sensibile.