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Il film fornisce una rappresentazione , probabilmente molto meno orrorifica di quella che doveva essere  allora la realtà del manicomio de la Pitie  Salpetrier , diretto dal "mitico" dott. Charcot  (citato anche in qualche scritto di Jung).

In forma metaforica riferisce come era vista all'epoca la comunicazione tra la coscienza ed i contenuti significativi del proprio Sè (la protagonista Eugene*  "parla" con i defunti !!).

E ciò le costerà, grazie all'"amorevole" genitore, l'internamento in manicomio.

Film che descrive con ottima efficacia il maschilismo estremo, la cieca discriminazione di genere , la ottusità della scienza  dell'epoca (solo dell' epoca??) , ecc..

La medicina e la psichiatria moderna rispetto alla totalità dell'essere ed all'importanza dei contenuti inconsci di ciascun individuo è cambiata di molto rispetto all'orrido Charcot ?.

(*) Eugene rappresenta nel film una mediatrice , una specie di psicopompo, tra la sorella di Genevieve l’infermiera (l’altra protagonista del film), . sorella che rappresenta il Sé negato di Genevieve e Genevieve stessa.

Insomma una rappresentazione simbolica della funzione intuizione.

Lo scambio tra Eugene, liberata dal manicomio da Genevieve,  e Genevieve  invece in esso imprigionata  dice chiaramente che la follia appartiene alla coscienza dissociata così come la coscienza dissociata appartiene alla follia.

 

 

 

 


 

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