La visione del mondo di ciascun essere umano è determinata dalla condizione della sua coscienza.

Egli se in possesso di una coscienza di tipo anale (cioè la condizione iniziale della coscienza infantile che si mantiene anche da adulti ove l’imprinting infantile abbia bloccato il processo di crescita psichica) potrà vedere e capire il mondo solo nel limite della sua coscienza.

Sarà cieco alla visione dell’altro se quest’ultimo sarà in possesso di una coscienza più evoluta e in conseguenza considererà un pericolo mortale ogni tipo di diversità.

Rispetto a quel poco che egli vede.

A seconda della ferocia dell’imprinting la sua coscienza avrà diversi gradi di dissociazione dai contenuti dell’inconscio ed egli sarà perciò come individuo lontano o lontanissimo da sé stesso.

Pertanto nella condizione di coscienza di tipo anale egli vivrà una pluralità di stati dissociativi fino alla condizione di border-line.

Superata la quale passerà da una condizione di nevrosi più o meno conclamata ad una di psicosi.

La psicoanalisi e la psichiatria si sono incaricate di darci una  vasta tassonomia delle varie sintomatologia psichiche usando, com’è ovvio, linguaggi specialistici sopratutto allo scopo (caratteristica questa di ogni tipo di linguaggio scientifico) di segregare la loro scienza (e loro stessi) rispetto ai comuni esseri umani.

Esiste per esempio una nevrosi definita “da destino” che è un modo elegante per  definire la nevrosi del povero supersfigato al quale ne succedono di tutti i colori.

 

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