Esistono una infinità di linguaggi possibili.
Nel corso della terapia il linguaggio dei sogni del soggetto viene compreso dall’analista di buona consapevolezza ed egli ritorna i significati compresi al soggetto in un qualche altro linguaggio.
Nel corso della terapia il linguaggio più efficace di tutti , nel caso di un analista di buona consapevolezza, è il suo linguaggio spontaneo e discorsivo.
L’irrigidirsi del soggetto al linguaggio del suo analista è segno sicuro di resistenze e rifiuti rispetto ai contenuti di quel linguaggio.
Bisognerà allora scegliere un diverso linguaggio che sia più accettato nel corso del dialogo terapeutico.
Un analista il cui cortile era frequentato da una piccola comunità di gatti randagi ai quali egli forniva al mattino del cibo, raccontava che una sua paziente era sempre molto interessata alle vicende di quei gatti , una comunità composta da grossi maschi, da femmine adulte e da alcuni cuccioli di varia età.
Egli cominciò allora a parlare in terapia dei vari comportamenti dei gatti che frequentavano il suo cortile scoprendo che alcune delle vicende nella piccola comunità ben si attagliavano alla specifica condizione della pazienta.
La quale letteralmente si beveva il linguaggio dei gatti (o meglio sui gatti) per cui il messaggio che l’analista veicolava con quel linguaggio giungeva efficacemente a segno.
Questo per quanto riguarda il linguaggio sensibile.
I linguaggi subliminali tra gli inconsci, a transfert in atto, sono del tutto al di fuori della volontà dell’analista ma non sempre al di fuori della sua consapevolezza.
I linguaggi subliminali tra gli inconsci essendo formidabilmente spontanei ed istintivi sono sempre i più efficaci nella terapia e sono in fondo quelli che veramente curano il soggetto e contribuiscono a far mutare la sua coscienza malata.