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Com’è noto le magnifiche tante statue che ci sono pervenute dall’antica Grecia erano in origine dipinte con vivaci colori.
E questa vivacità d’apparenza faceva loro esprimere verso gli antichi greci una quantità di significati.
Il tanto tempo trascorso ci ha tramandato quelle statue come scarnificate dai loro colori originari e dalla originaria specifica e vivace bellezza.
E quelle statue sempre bellissime ci dicono ora cosa diversa dalle cose che originariamente dicevano .
Partendo dalle statue “pittate” cioè dipinte riprendo e riporto qui una frase che Stefano D’Arrigo in Orcynus Orca fa dire a ‘Ndria:
“Le parole, le parole che grande stranezza sono le parole .Tante volte si partono dal luogo d’origine , dalla cosa, dalla persona, dal fatto d’origine , e si traslocano, girano,girano, come ombre senza più il corpo, senza più il significato del luogo d’origine, cioè a dire il significato che persona ,cosa o fatto avevano d’origine e che le pittava”
D’Arrigo definisce a suo modo lo spogliamento di significazione e la traslocazione di significato che le parole possono avere.
E ben lo sa lui che sulla traslocazione di significato delle parole, sul discorso deviato, ha costruito il suo romanzo.
Ma a guardar bene la frase di ‘Ndria ben si attaglia anche e soprattutto ai simboli onirici.
Le cui “parole” “si traslocano, girano,girano, come ombre senza più il corpo, senza più il significato del luogo d’origine, cioè a dire il significato che persona ,cosa o fatto avevano d’origine e che le pittava”.
Assumendo , trasportando, veicolando perciò nei sogni ben altro significato di quello che avevano d’origine.
Trasformandosi perciò nei sogni da parole in simboli.
Venendo cioè nei sogni, quelle originarie “parole” che in essi si manifestano, “pittate” in ben altro modo.
Quindi la “parola” (usata come simbolo nel sogno) come significante e ciò che vi è “dipinto” sopra , dentro e sotto come significato.