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Un mio cortese interlocutore, che ogni tanto mi fa l’onore di leggere le cose che scrivo e mi fa sapere le sue impressioni al riguardo, spesso si rivolge a me comunicandomi la sua frustrazione per non aver capito ciò che ho scritto.
Mi rendo conto molto bene delle sue difficoltà e per rassicurarlo, il mio amico è laureato in filosofia, gli dico che lui non capisce in quanto noi due parliamo due lingue diverse.
Si stupisce molto di questa mia affermazione, siamo nati in Italia entrambi ed entrambi di madre lingua italiana, e pensa che io voglia corbellarlo.
Gli spiego con simpatia ed affetto che ciò che “viene fuori” dalla sua mente solo razionale e ciò che “viene fuori” dalla mia e dalla coscienza intuitiva sono effettivamente due lingue diverse anche se solo apparentemente “sembrano” espresse nella stessa lingua.
Ciò in quanto molto grande è la distanza reale tra ciò che è comprensibile razionalmente e ciò che è comprensibile intuitivamente.
Ed anche se le due cose sono espresse nella stessa lingua quella distanza nello scritto si riverbera ed impone al lettore quella difficoltà di comprensione.
Lo stesso accade spesso anche tra individui inconsci di sé che pur parlano la stessa lingua.
Ciò che intende dire l’uno viene mal compreso o non compreso affatto dall’altro.
E ciò crea tra i due forti incomprensioni e talora conflitti e risse.
Ciò che uno INTENDE esprimere (il significato del suo discorso) non può essere capito dall’altro in quanto quest’ultimo attribuisce a quelle stesse identiche parole un significato diverso.
Perciò è come se, pur parlando apparentemente la stessa lingua, stessero in realtà parlando tra di loro due lingue diverse.
I significanti espressi linguisticamente sono identici ma i significati veicolati da quei significanti sono diversi.
(scritto il 28/1/23)