Non che interessi a qualcuno ma personalmente non ho nessuna certezza circa l’esistenza di Dio (per quanto talora mi trovo a pensare che
che sarebbe bello se esistesse) e non ho nessuna certezza circa la sua non esistenza (ma se fosse così sarebbe una bella fregatura per molti).
Detto questo passiamo alle mitologie che con gli dei hanno molto a che fare.
Il pensiero umano , il pensiero dell’individuo dissociato da sé ed in misura maggiore o minore inconscio , è in grado di produrre costrutti
concettuali di ogni tipo possibile.
Sotto la spinta dei contenuti dell’inconscio, non riconosciuti dalla coscienza ed energeticamente sempre più carichi ed attivi, il pensiero è il
il primo bersaglio di quei contenuti allo scopo di potersi in esso rappresentare.
In conseguenza di ciò nell’individuo dissociato ed inconscio di sé il pensiero cosiddetto razionale e logico, l’immaginazione, la fantasia, il 
pensiero visionario, il pensiero magico ed il pensiero delirante sono un continuum senza alcuna soluzione di continuità.
Tutti insieme, chi ovviamente di più e chi di meno , quelle varie forme di pensiero sono da valutare come forme diverse di rappresentazione
dei contenuti inconsci ed in quanto tali più o meno distanti rispetto alla realtà sensibile (taluni la chiamano anche realtà uno) e persino alla
realtà scientifica.
Le mitologie sono forme di pensiero visionario che rappresentano ciò che per quei popoli , per la maggioranza delle persone che 
costituiscono quei popoli , è completamente inconscio .
Sono cioè forme articolate di rappresentazioni delle quali occorrerebbe arrivare a conoscere il significato e non la loro ipotetica 
quanto fantasiosa corrispondenza con la realtà.
Corrispondenza che per quanto è dato sapere all’umano non esiste se non per quelle connessioni di significato con i rispettivi contenuti
inconsci.
Già C. Levi-strauss aveva individuato in una quantità di corpi mitologici dell’America Latina delle strutture fondando anzi una scienza 
chiamata Antropologia Strutturale.
A dimostrazione che il pensiero magico (ovviamente umano, umanissimo) e non la divinità fondavano quei miti.
Anche le religioni sono corpi mitologici i cui fondatori o le cui scritture fondano le loro proiezioni letterarie e le loro immagini in riconoscibili 
e fondati contenuti inconsci del Sé umano per cui molti percepiscono in essi sia la  loro profonda numinosità sia la loro intensa 
 corrispondenza con i loro rispettivi ed individuali contenuti inconsci profondamente rimossi.
Oltre che nell’intenso bisogno di vedere quei contenuti inverati ed incarnati nella loro coscienza.
In altre parole si riconoscono profondamente ed intensamente nei simboli e nei riti che quelle religioni veicolano.
Riconoscono cioè in quei simboli tutto loro stessi, tutta la loro totalità negata.
Si può accennare per  un attimo alla mitologia greca (ma il discorso potrebbe allargarsi anche ad altri corpi mitologici) nella quale
l’Olimpo dei tanti dei di quella mitologia e le loro intense e complesse interazioni con la vita degli umani fanno pensare che quell'Olimpo
possa essere una delle fonti di ispirazione del mondo degli archetipi così come immaginato da Jung.
Una mitologia, un corpus mitologico , che probabilmente ha ben riscontrato una quantità di proiezioni inconsce del grande
 studioso portandolo a concettualizzare un mondo visionario e facendolo sconfinare dal pensiero scientifico al pensiero magico.
Sconfinamento sempre possibile e dal quale nessuno , me compreso, è immune per quanto ci si possa considerare coscienti 
di sé.
 

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