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La figlia di una mia amica ha partorito un bel maschietto e lo ha chiamato Ismael.
Mi è venuto subito in mente il “Chiamatemi Ismaele”, l’incipit del Moby Dick di Melville.
La follia di Acab, uomo solo razionale (ha una gamba sola), il quale agito dall’odio feroce verso il suo stesso inconscio (La balena bianca), verso sé stesso e dal suo folle conflitto intrapsichico porta alla rovina sé stesso ed il suo intero equipaggio.
Si salva da quella follia omicida e suicidiaria, com’è noto, solo Ismaele, grazie al fatto di essere cosciente di sé (si aggrappa alla bara affiorante del suo grande amico il gigantesco Queequeg, che quì rappresenta il suo inconscio).
Le interpretazioni comuni del romanzo dicono come la dissociazione di massa influenzi, distorcendone la capacità di visione, il pensiero razionale.
Il fatto di interpretare il romanzo come la lotta del Bene contro il Male significa non avere mai capito nulla di sé stessi e della propria stessa vita.
L’inconscio (Moby Dick) NON è il Male.
Il male, la malattia è invece nella mente di Achab, nella sua coscienza profondamente malata, nel suo complesso di castrazione che lo agisce, nel suo odio verso sé stesso.
(scritto il 2/1/23)