Al M.I.T di Boston ci lavoravano ormai da circa dieci anni.
Lo staff era diretto da uno scienziato multidisciplinare e composto da collaboratori, scienziati anche loro, di altissimo livello.
Il governo era prodigo di finanziamenti e spesso sollecitava risultati, dato l’interesse che il progetto rivestiva per l’intera comunità internazionale.
La macchina era cresciuta, pezzo dopo pezzo, con gli anni e grazie alle successive sperimentazioni ed aggiunte era giunta ad occupare una intera ala del Dipartimento di Scienze Umane del M.I.T..
La funzione complessiva della macchina, dopo tante aggiunte e modifiche, non era nota a tutti e molti aspetti delle sue funzioni non erano chiare ed erano oggetto di sperimentazioni e grandi discussioni tra i membri dello staff.
Essa era orami diventata talmente complessa ed articolata che lo staff aveva dovuto suddividersi in piccoli gruppi di lavoro ciascuno dei quali studiava un aspetto spesso piccolissimo del complesso sistema.
Si sapeva però che la funzione principale della macchina avrebbe dovuto essere quella di impedire che la disgrazia mentale di taluni genitori (si pensava pochi) venisse in qualche modo trasmessa ai rispettivi figli , perpetuandola così nel tempo , generazione dopo generazione, forse per l’eternità.
Gli scienziati dello staff chiamavano scherzosamente la loro macchina “macchina della felicità”.
Nel corso delle innumerevoli sperimentazioni sui vari volontari la macchina testava l’individuo ed esprimeva un report che riferiva circa la condizione psichica inconscia delle profondità della mente del soggetto.
Non si riusciva a capire fino a quali profondità estendesse la sua ricerca (e nemmeno quali effetti inducesse nei volontari e nel mondo circostante) ma si sapeva che quella profondità e quegli effetti erano andati via via crescendo nel corso delle varie aggiunte ed affinamenti che erano state apportate all’ormai immane strumento.
Tutti erano così tanto presi dal loro lavoro che non si era fatto caso al fatto che nessun membro dello staff aveva figli.
E che malgrado tutti i tentativi nessuna delle giovani coppie che lavoravano nell’Istituto riusciva ad averne malgrado tutte le conquiste che la medicina aveva prodotto relativamente a quella possibilità.
Un giorno i membri dell’Istituto di statistica del M.I.T. cominciarono ad osservare uno strano fenomeno statistico. Notarono cioè che dapprima in modo quasi impercettibile e dopo in maniera via via sempre più evidente la popolazione della città diminuiva a vista d’occhio.
La natalità era praticamente diminuita fino a scomparire quasi del tutto mentre l’età media della popolazione cresceva in continuazione.
Da un anno all’altro il numero degli abitanti della città, in conseguenza di quel fenomeno statistico, diminuiva sensibilmente.
Nessuno ci fece molto caso non riuscendo a capire le cause del fenomeno .
Quando il fenomeno si estese progressivamente a tutto il continente Nord Americano le grandi menti del mondo cominciarono a preoccuparsi e a studiare l’impressionante fenomeno.
Quando esso si cominciò ad estendere progressivamente a tutto il resto del modo si cominciò a capire che la specie umana si stava lentamente spegnendo in tutto il pianeta.
Ed il fenomeno non era senza conseguenze e non era ovviamente solo un fenomeno statistico.
Intere aree , interi paesi, intere città cominciarono a desertificarsi rispetto alla vita umana.
Specie animali che si ritenevano scomparse da secoli cominciarono a riapparire nelle aree ormai prive di umani.
E così nuove specie di vegetazione e nuovi boschi e nuove aree sempre più verdi.
Le specie animali conosciute proliferavano sempre di più ed occupavano, migrando da una parte all’altra dei continenti , aree sempre più vaste,
I bisonti diventarono mandrie enormi e così tutti i bovini.
I mari non più desertificati dalla pesca ritornarono a brulicare di ogni tipo di pesce.
Le balene riapparirono in golfi dove non si aveva memoria della loro esistenza.
Ed i grandi boschi che occupavano aree ormai immense risuonavano dei tanti canti di innumerevoli specie di volatili.
Dopo così tanti anni lo staff del Dipartimento di Scienze Umane del M.I.T si era quasi completamente estinto e l’ultimo vecchissimo membro di esso giunto ormai alla fine dei suoi giorni allungò lentamente il braccio tremolante e staccò definitivamente la corrente alla macchina della felicità.