Qui Mazzini non c’entra nulla.
Si è osservato che subito dopo che una nuova idea si manifesta alla coscienza insorge una pulsione al fare.
Cioè una spinta istintuale a passare all’azione e realizzare il contenuto di quella idea.
Una persona matura prima di seguire quella pulsione fa sull’idea una specie di verifica di ragionevolezza e dopo a seconda del risultato di questa verifica persegue l’azione oppure resiste all’impulso.
Questo automatismo della coscienza , il meccanismo del “passare all’azione”, è , per inciso, una delle cause delle cosiddette “azioni inconsulte” cioè azioni che hanno conseguenze disastrose per sé e per gli altri.
Di quelle azioni cioè il cui evento ideativo non è stato sottoposto alla verifica di ragionevolezza e che hanno perciò scatenato l’azione impulsiva disastrosa senza passare per il controllo dell’ego (quando ho sparato non ero io, l’ho strangolata ma non volevo farlo, in quel momento non capivo nulla, ecc.)
Quindi la coscienza ha un meccanismo che spinge automaticamente all’azione subito dopo che il processo ideativo ha prodotto un qualche risultato.
E’ da questo meccanismo di solito inconscio o comunque non percepito che nasce il fenomeno dell’agito.
Sotto la spinta di un qualche contenuto inconscio (e perciò sconosciuto alla coscienza) si innesca la pulsione all’agire (al trasformare in cosa reale la spinta ideativa) e si esperisce di conseguenza un certo comportamento.
Il quale è in realtà una rappresentazione simbolica del contenuto inconscio che ha sollecitato l’azione.
Ancora quindi il processo di pensiero ed azione.
Solo che in questo caso il pensiero (cioè la spinta ideativa che attiva l’azione) è inconscio alla coscienza, non percepito).
Ed essendo la spinta ideativa inconscia generata da un contenuto a sua volta inconscio l’azione conseguente , in quanto rappresentativa, si definisce “agito”.
Cioè si fa una cosa con un certo convincimento cosciente senza rendersi conto che in realtà si sta “facendo” cioè si sta rappresentando ben altro.