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Si presume che ciascun individuo (umano e non) abbia un suo patrimonio genetico di istinti.
Immaginiamo che negli esseri umani esista in quel patrimonio l’istinto al cannibalismo.
Se l’ambito sociale è uso al cannibalismo quando nel bambino/a affiora alla coscienza quell’istinto la coscienza della madre dà il consenso alla sua attivazione.
L’istinto al cannibalismo passa dall’inconscio del bambino/a alla sua coscienza e si attiva.
Se l’ambito sociale non accetta quei comportamenti cruenti a quell’istinto non si dà il consenso ed esso viene perciò viene bloccato, castrato.
In realtà qui stiamo parlando di informazione.
Se un determinato istinto è socialmente accettabile (quanto meno è accettabile in quel determinato contesto familiare) la coscienza materna passa una informazione di consenso alla coscienza del bambino/a e quel determinato istinto si attiva in quella coscienza.
Questa cosa si può anche definire come: Quel determinato istinto viene INTEGRATO in quella coscienza oppure a quel determinato istinto viene dato il consenso alla sua attivazione nella coscienza.
Si sa che gli istinti sono geneticamente innati e trasmissibili geneticamente.
Ma è l’informazione che l’ambito familiare fornisce alla coscienza di ogni nuovo venuto che rende attivo (integrato) oppure no un determinato istinto.
Attraverso questo meccanismo selettivo il nuovo venuto viene reso integrato e psichicamente conforme all’ambiente (familiare prima e sociale dopo) nel quale è venuto a nascere.