Le cose che si fanno nella
vita , volontariamente o coattivamente (e spesso si tratta
della stessa cosa), oppure le cose che si pensano
sono o rappresentazione inconsapevole di un bisogno
inconscio o il soddisfacimento del bisogno di rappresentare.
Ciò di cui non si è preso coscienza nel corso della propria
vita (e spesso si tratta di una quantità di “materiale” a
dir poco monumentale) viene agito inconsapevolmente nei
comportamenti, nella ideazione , nei sintomi, ecc..
Ciò di cui invece si è già preso coscienza (nel corso di un
percorso di crescita psichica) sospinge egualmente verso la
necessità di essere rappresentato sia nei comportamenti sia
nella ideazioni (in questo caso di solito di tipo
intuitivo).
Per esempio tutto questo lavoro, così come trascritto in
questo sito, appartiene a questa seconda categoria.
In sostanza l’essere umano è ineluttabilmente sospinto
all'azione dalle pulsioni, più o meno coscienti, generate
dalle energie (e dai relativi significati delle quali esse
sono portatrici) sia dell’inconscio sia della coscienza.
E' riservato all'ego a quanto pare solo la scelta se seguire
supinamente ed inconsapevolmente quelle pulsioni senza
sapere nulla di esse e di ciò che egli vive (o è costretto a
vivere) oppure seguire consapevolmente quelle pulsioni
cercando di comprenderne il senso.
Come già è stato osservato resta ben poco del famoso "libero
arbitrio" che si svela sempre di più essere solo
un'illusione consolatoria.
Resta sempre valido ciò che scriveva il buon vecchio
Eraclito di Efeso ben 2500 anni fa il quale aveva, fin
d'allora, ben capito : “E' difficile combattere contro il
proprio animo:quello che vuole lo compra a prezzo della vita”
- Eraclito , framm.93.