Grazie ai significati interpretati relativamente a due recenti sogni emerge ora una nuova concettualizzazione della coscienza.
La coscienza è (ripeto è e quindi non rappresenta) la memoria della esperienza vissuta .Senza esperienza vissuta non esisterebbe coscienza.
L’esperienza vissuta viene rappresentata dalla coscienza in un linguaggio che potremmo definire (usando un concetto metaforico) analogico.
La coscienza dell’individuo inconscio ha ed è la memoria di quelle esperienze ma di esse l’individuo non conosce alcun senso, nessun significato.
Le trasduzioni dei simboli dell’inconscio sono le numerosissime chiavi che consentono ai corrispondenti simboli interpretati di passare dall’inconscio alla coscienza .
Alla fine di un lungo processo di “trasloco” l’inconscio si svuota e la coscienza si riempie di simboli nel senso che sostituisce la memoria delle esperienze (compresa ovviamente la esperienza della presa di coscienza di sé), prima espressa in linguaggio analogico, in una memoria espressa in linguaggio simbolico.
La memoria dell’esperienza (e cioè la coscienza) grazie al processo di crescita si è ora ampliata (sia in termini di dimensione che di conoscenza) ed alla fine ha sostituito il vecchio linguaggio di memorizzazione con il nuovo (eppure antichissimo) linguaggio simbolico.
Questo implica una enorme riduzione dello spazio di memoria necessario alla memorizzazione della esperienza in forma ora simbolica.
La coscienza di Sè , l’intera coscienza dell’esperienza vissuta, viene memorizzata con un numero ristrettissimo di simboli ,ognuno avente una vastissima rappresentazione dell’esperienza, o più probabilmente con un unico simbolo il quale rappresenta l’intera esperienza vissuta.
Ciò implica una enorme riduzione dell’area di memoria prima impegnata a favore di un enorme ampliamento dello spazio riservato alla elaborazione.
Abbiamo così il passaggio da una coscienza che “fotografava” l’esperienza vissuta ad una coscienza che “rappresenta” l’intera esperienza vissuta.