Il fenomeno psichico del transfert ha implicazioni di notevole interesse.

Pur essendo questo fenomeno psichico così tanto sottile, quasi impalpabile (e certamente per l’individuo inconscio inspiegabile ed incredibile) esso pur tuttavia da risultati strepitosi (ma solo per colui che sa vedere nell’ombra dei fenomeni inconsci).

Il transfert è di fatto una forma di comunicazione subliminale (cioè impercettibile per la coscienza) grazie al quale l’informazione sui contenuti dell’inconscio di uno vengono veicolati verso un altro inconscio cosiddetto “ricettivo”.

Un inconscio cioè liberato dai suoi contenuti grazie al processo  di crescita che ha reso l’individuo cosciente di sé.

Grazie a questo fenomeno a partire dal momento che si instaura il transfert quelle informazioni passano dall’inconscio oppresso verso l’inconscio liberato come se quei contenuti repressi rispondessero al principio fisico dei vasi comunicanti.

Perché ciò avvenga parrebbe non esserci bisogno di una terapia analitica per così dire conclamata.C’è però bisogno tra i due soggetti di un legame affettivo profondo.

Si potrebbe sostenere che l’amore è il “lubrificante” che attiva e sostiene quel fenomeno.

Ma l’amore può anche essere tossico.

E non si riflette abbastanza sul fatto che l’inconscio del bambino è un inconscio “vuoto”, una pagina bianca , sulla quale i suoi genitori possono inconsapevolmente riversare i loro contenuti inconsci repressi.

Non solo con i loro comportamenti significativi ma anche e soprattutto grazie (ma qui è il caso di dire a causa) dei loro contenuti inconsci repressi.

Per cui le distorsioni della psiche dell’ambiente parentale del bambino passano senza colpo ferire nell’inconscio vuoto, libero e disponibilissimo del bambino stesso.

E da qui comincia nel prosieguo della vita, l’adulto dissociato, l’adulto nevrotico, l’adulto psicopatico conclamato o più frequentemente compensato grazie alla straordinaria capacità dell’istinto di sopravvivenza a costruire (quasi sempre) adattamenti alla realtà che rendano possibile in qualche modo una vita normale (o quasi).

Al netto della infelicità, dei sintomi psicosomatici sempre più insistenti ed invasivi, dei comportamenti devianti, della ideazione delirante , ecc. ecc..

Quando un bambino presenta dei disturbi psichici e comportamentali l’analista dovrebbe ben capire (se già non lo capisce) che si cura il bambino mettendo in terapia l’intero sistema parentale del bambino stesso.

Perché lì è la causa inconsapevole di quei disturbi.

Comprendendo altresì che diversamente l’ambiente parentale infantile si costituirebbe come una insormontabile resistenza al mutamento del solo bambino.

 

 

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