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Una configurazione di coscienza particolarmente feroce contro i contenuti istintuali dell’inconscio è in sostanza l’insieme di informazioni/significati che quella coscienza ha acquisito dall’ambiente parentale infantile e che hanno costruito in essa una configurazione particolarmente castrante rispetto a quei contenuti.
Coscienze di questo tipo , ancorché si tenti di attenuare quella condizione con forme di adattamento compensatorie , renderanno comunque la vita dell’individuo molto difficile se non impossibile.
Quel sistema di informazioni è gestito ovviamente dall’attività elaborativa dell’insieme dei neuroni che costituiscono la coscienza.
Pare ovvio pensare che determinate molecole (siano esse contenute nell’alcool, nei psicofarmaci o in sostanze psicotrope) possano agire sul soma cioè su quel sistema di neuroni attenuandone in qualche modo per esempio la frenetica attività elaborativa o in qualche altro modo e consentendo così all’individuo , almeno per il loro tempo di efficacia, una qualche condizione di benessere.
E’ altrettanto ovvio che allo stato non esiste nessun tipo di molecola che possa modificare le informazioni distorte acquisite nel corso dell’imprinting infantile in modo da consentire alla coscienza di integrare i contenuti dell’inconscio e sviluppare in sé stessa il processo di crescita psichica.
Se un farmaco del genere esistesse avrebbe tutte le ragioni per essere definito la “pillola della felicità”.