Gino e Carlo , ora adulti, erano amici fin dalla prima infanzia.
Talora scherzando tra di loro ricordavano il tempo dei loro giochi infantili, le corse nei campi dietro le loro case, le gite in bici.
Ed ancora, le prime esperienze affettive, con relative gioie e dolori, con le ragazzine del quartiere.
Si frequentavano per così dire da sempre.
Ognuno da adulto aveva preso certo la propria strada, facevano lavori diversi , si erano sposati, a sentir loro felicemente, e così via.
Talora un qualche amico o conoscente li incontrava in qualche bar del centro e chiedeva all’uno o all’altro se si conoscessero bene. La risposta era sempre quella: un gesto che significava “da una vita”.
Eppure….
Un giorno li incrociò lungo la strada dello shopping un parente di Gino che era venuto da poco a vivere nella loro stessa città.
Un fratello o un cugino mi pare.
Si salutarono, si presentarono reciprocamente e fecero una rapida colazione tutti insieme.
Qualche giorno dopo Gino e quel suo parente si incontrarono ancora e mentre prendevano un caffè il parente osservò casualmente con Gino, mentre parlavano d’altro:A proposito quel tuo amico, ha la faccia di uno completamente succubo della moglie.
Gino lo guardò sorpreso e di colpo gli vennero in mente una quantità di episodi della vita del suo amico che confermavano in pieno quella osservazione.
Si salutarono e Gino proseguì per la sua strada riflettendo sul fatto che malgrado i tantissimi anni di conoscenza egli non si era mai accorto di una realtà che ora l’affermazione del suo parente gli rendevano evidente .
E doveva riconoscere , seppur di malavoglia, che quella affermazione era più che fondata.
Malgrado così tanti anni di amicizia e di conoscenza lui non si era mai accorto di nulla !
Ma dopo un po’ quasi sobbalzò per ciò che gli era venuto in mente :Ora era più che certo che quel suo parente aveva visto giusto.
E si rese conto che aveva visto giusto perché quel suo parente aveva lo stesso problema di Carlo:Era terribilmente succubo esso pure della propria consorte.
Ma l’interessato non se ne era mai reso conto neppure vagamente.