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La madre è una donna d’età ed il figliolo è uomo adulto , sposato e padre di famiglia.
Vive ormai molto lontano dalla casa natia e pour cause , si direbbe.
La madre ogni tanto lo va trovare e quando ritorna a casa sua puntualmente si ammala.
Disturbi di stomaco, disturbi intestinali e quant’altro.Qualcosa di assolutamente indigesto.
Il legame di reciproca dipendenza tra madre e figlio è fortissimo.
Sia per la forte personalità della madre sia per la debole personalità del figlio.
Il complesso materno che è del figlio ma che è anche della madre li tiene avvinti con un legame che impedisce al figlio di crescere e di liberarsene.
E non è che non possa crescere psichicamente a causa di quel legame di dipendenza ma è che quel legame esiste in quanto non gli è possibile crescere psichicamente.
Il complesso materno esiste in quanto fornisce al bambino/a un supporto psichico , un sostegno, che lo accompagna per tutta la durata della crescita psichica fino all’età psichicamente adulta.
Esso è (sarebbe) funzionale e sinergico rispetto a quella crescita.
Raggiunta la quale quel legame fisiologicamente si dissolve e scompare.
Ma quando quella crescita psichica è impedita e bloccata quel legame di reciproca dipendenza perdura per tutta la vita di entrambi .
Avvelenando lentamente la vita della madre e della sua famiglia , la vita del figlio/a , la vita della famiglia del figlio/a e così via.
Il periodico incontro della madre con il figlio rinnovella e rafforza ogni volta quel legame e quel complesso nella segreta disperazione di entrambi e nella apparente benevolenza affettiva che in quell’incontro appare.
L’una e l’altro interiormente e segretamente si dibattono invano per, da quel vincolo patologico e patogenico, liberarsi.
Ogni volta il loro incontro riattizza il loro conflitto che è di ciascuno e che è di entrambi.
Ed i sintomi di varia natura che ogni volta riaffiorano in ciascuno di essi di quel loro tormento, di quel loro reciproco inconsapevole tormentarsi, è la manifestazione.