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Talora nel corso di qualche terapia l’analista, forse esasperato dalla pervicacia delle resistenze del suo paziente, può lasciarsi sfuggire una specie di imprecazione:ma che sei morto !?.
Naturalmente non è che di colpo ha preso coscienza di stare parlando con un cadavere . Di ben altra morte egli sta parlando..
Si dovrebbe presumere che le forze istintuali dell’inconscio, che tengono in vita l’individuo (malgrado lui verrebbe da dire !), vivono tanto quanto vive l’individuo stesso.
Ad essere mortifere sono semmai le tante protesi del falso sé della coscienza le quali mantengono in repressione, in rimozione, imprigionate, sterilizzate quelle potenti forze istintuali.
E a forza di sterilizzare sé stesso (e di seguito i propri animali domestici) l’individuo ha finito per sterilizzare e rendere sterile la propria stessa vita , i propri sentimenti, le proprie emozioni, la propria sessualità nonchè la vita di coloro che gli stanno vicino.
E da sterilizzazione in sterilizzazione si è finito per lasciare campo libero nelle società umane a individui bulli , prepotenti, arroganti ecc. che hanno fatto della loro psicopatia un mestiere, una professione , diventando leader di questo e di quello e propalando ed imponendo i loro individuali conflitti intrapsichici e la loro forza distruttiva in tutto ciò di cui si occupano.
Con effetti talora devastanti.
Siccome le forze istintuali dell’inconscio, sino a prova contraria, sono , per nostra fortuna , sempre vive ed attive la coscienza , vigile ed occhiuta sentinella della condizione dissociativa , impone all’individuo il bisogno di un continuo e defaticante controllo di sé.
Il quale si estende , venendo agito , ad ogni aspetto della propria esistenza , alla esistenza ed ai comportamenti dei propri partner, dei propri figli ,dei propri parenti ed amici, dei propri animali, ecc. , ecc..
Il bisogno compulsivo di controllo sulla vita e sui comportamenti degli altri svela l’altrettanto potente bisogno compulsivo di controllo nei confronti dei contenuti istintuali del proprio inconscio, contenuti, i quali sempre vivi e sempre più energizzati con il trascorrere del tempo, rendono corrispondentemente la coscienza dissociata sempre più vigile ed occhiuta e sempre più esasperante ed asfissiante nei suoi sbocchi comportamentali.
La tolleranza bonaria e la bonomia, non appartiene a questo segmento del comportamento.
Ogni forma di tolleranza viene vissuta come un pericolosissimo cedimento delle proprie barriere interiori , cedimento che fa intravedere con orrore come la piccola crepa possa prima o dopo sfracellare la diga.
Aprendo pericolosissimi varchi ... alla propria stessa vita !.