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La situazione iniziale che pone la basi per la condizione dissociativa della coscienza rispetto al Sé dell’individuo, ai suoi contenuti istintuali ed all’inconscio è una situazione nella quale uno o più contenuti istintuali dell’inconscio affiorano spontaneamente nella piccola coscienza del bambino/a e trovando un ambiente parentale favorevole essi vengono accettati ed integrati nella coscienza.
Al successivo affiorare di un altro o di altri contenuti che non vengano riconosciuti ed accettati da quell’ambito (in quanto dallo stesso mai integrati) l’ambito stesso opera una sorta di dissociazione controllata rispetto a questa piccola area di coscienza segregandovi i contenuti integrati.
La restante parte della coscienza strutturerà successivamente emulandoli dall’ambito i suoi tanti costrutti protesici del falso sé.
Nel caso della castrazione invece nessun contenuto istintuale dell’inconscio riesce ad entrare ed ad allocarsi nella coscienza in quanto l’ambito parentale sessuofobico provvede a rimuovere immediatamente tale componente.
In questo caso il problema terapeutico non sarà solo quello di mettere in atto un progressivo mutamento della coscienza ma prioritariamente indicare , attraverso il dialogo terapeutico, la strada possibile affinchè il Sé e la libido riescano a raggiungere la coscienza stessa.
Illustra questa situazione di totale alienazione da sé un sogno ripetuto:
“Il sognatore parcheggia la sua auto e quando va per riprenderla vaga disperato per strade e stradine senza riuscire a ricordare la strada per raggiungere l’auto stessa.”
In questo caso è il Sé (e l’individuo) che vaga nella più assoluta disperazione senza riuscire ad individuare la strada che gli consenta di raggiungere la propria coscienza.
Il problema della mutazione della coscienza nella direzione dell’inconscio e del Sé è ancora lontano.
E’ preliminare l’individuazione del percorso necessario affinchè il Sé dell’individuo trovi il percorso più adatto per l’individuazione della coscienza.
Il lavoro per il necessario mutamento di quest’ultima verrà subito dopo.
Illustra bene questa condizione di totale alienazione da sé con la conseguente disperazione inconscia che attanaglia nel profondo l’individuo la favola di Hansel e Gretel dei Fratelli Grimm.
I due bambini ,Hansel e Gretel , vengono abbandonati dai loro genitori ripetutamente nel profondo del bosco fino a che essi vagheranno sperduti nel bosco e non riusciranno più a ritrovare la strada di casa.
Tale parte della fiaba bene rappresenta la condizione del Sé emarginato e rimosso e totalmente escluso dalla coscienza .
Non è certo un caso che i due bambini siano nella fiaba un maschietto ed una femminuccia e che rappresentino perciò il principio maschile ed il principio femminile che sono le due radici fondanti su cui si basa e si costruisce l’immagine del Sé nella coscienza.
Se si dovesse trarre un giudizio diagnostico dalla lettura delle tante “educative” (sic) fiabe dei fratelli Grimm e da ciò che esse ripetutamente in forma simbolica rappresentano si dovrebbe concludere che i due fratelli devono avere avuto dei genitori che li hanno ferocemente castrati nel corso della loro infanzia.
La loro residua capacità creativa li ha però messi in condizione di esprimere in forma artistica con contenuti fortemente simbolici il dramma interiore che li aveva coinvolti nella loro infanzia.