L’ego , grazie alla funzione pensiero della coscienza, pensa.

L’ego pensa , studia, legge . Per una vita intera. Si sforza di capire se stesso ed il mondo ma la sua condizione psichica non muta di una virgola.

Ma la coscienza pensa ?

Probabilmente no.

La coscienza , computer biologico, calcola.

Sulla base delle informazioni (il senso delle esperienze vissute) , assunte tramite imprinting nel corso della infanzia dall’ambito parentale, calcola l’adattamento di sopravvivenza possibile rispetto alla situazione psichica e mondana data.

L’adattamento possibile implica una condizione nevrotica ? E così sia.

Implica una complessa sintomatologia somatica ? E sia.

Implica una psicopatologia severa ? E così sia.

Implica come estrema soluzione adattativa possibile il suicidio ? E suicidio sia.

Comunque l’individuo viva, quale che sia la qualità della sua vita ,  l’adattamento possibile alla situazione data è sempre il miglior adattamento possibile.

E' sempre il risultato migliore della elaborazione della sua coscienza.La coscienza conosce il proprio mestiere e sa far bene i suoi calcoli.

Il dialogo tra Candide e Voltaire a leggerlo così , come un trattatello filosofico, appare come un dialogo tra sordi.

Ma se si assume l’assunto che Candide è personaggio simbolico che parla del mondo ma che in realtà intende come tale una rappresentazione dell’adattamento possibile dell’individuo  a sè stesso ed al mondo stesso si scopre che in effetti, si ,questo mondo (cioè l’adattamento possibile al mondo così come calcolato dalla coscienza) è “il migliore dei mondi possibili”.

Proiettare la configurazione adattativa della propria coscienza sul “mondo”, sulla “società”, sulla “politica” è esercizio frequentissimo negli individui inconsci di sé.

E non è un caso che quelle visioni proiettive siano quasi sempre negative, pessimiste, se non addirittura catastrofiche.

 

 

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