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Una volta raggiunto e superato il passaggio di cui al pezzo precedente la nuova coscienza del Sé, la coscienza dell’individuo , si sincronizza totalmente con il Sé stesso.
A questo punto si rende ancora più manifesta la funzione dei fenomeni di sincronizzazione.
Come detto più volte questi fenomeni sono degli eventi reali il cui significato coincide , in un arco temporale quasi coevo, con un evento psichico (un sogno ecc.) .
Dopo che essi avvengono nell’ambito dell’individuo per taluni di essi ci si rende conto a posteriori che sono stati indotti e generati da comportamenti inconsapevoli dell’individuo stesso.
Altri invece sono causati , senza alcuna possibilità di dubbio, da effetti induttivi dell’inconscio e quindi spiegabili solo grazie ai meccanismi della fisica quantistica.
L’obiettivo dei meccanismi di sincronicità , nel corso del processo , è, ora si comprende, la progressiva sincronizzazione tra il Sé e la sua coscienza .
La distanza spaziale e temporale tra il fenomeno psichico ed il quasi coevo evento reale, portatore dello stesso significato, si spiega con il grado di dissociazione della coscienza rispetto al proprio Sé, all’inconscio ed ai suoi contenuti.
Apro un inciso.
Personalmente sono un grande estimatore di A. Einstein, rispetto al quale mi considero consapevolmente come l’ultimo degli imbecilli , eppure egli si sbagliava grossolanamente quando definiva spregiativamente i fenomeni quantistici come “azione fantasma a distanza”.
Le “azioni fantasma a distanza” , come le definiva lui, sono una realtà quantistica ed i fenomeni di sincronicità, non indotti da comportamenti inconsapevoli dell’individuo , sono là a dimostrarne l’esistenza.
Nella letteratura sono riportati alcuni episodi della vita del fisico W. E. Pauli , premio Nobel della fisica, che per un certo periodo è stato in terapia da C.G. Jung .
Pauli era famoso in quanto di numerosi fenomeni di sincronicità per un certo periodo fu causa e testimone.
Infatti ogni volta che egli entrava in un laboratorio di fisica un qualche costoso strumento scientifico del laboratorio si rompeva all’improvviso, senza che lui nemmeno si avvicinasse.
La cosa era diventata talmente frequente e temuta che quando egli andava in visita presso una qualche laboratorio di fisica i ricercatori si preoccupavano di mettere al sicuro gli apparecchi più costosi conoscendo questa sua curiosa (e dannosa) caratteristica inconsapevole.