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Dopo milioni di anni che la specie umana vive sul pianeta Terra e vedendo le condizioni psichiche di massa degli esseri umani che la compongono viene da pensare che nella creazione (per chi ci crede) o nel processo evolutivo (per chi ci crede) qualcosa sia andato storto.
E’ impossibile capire come dopo tanti millenni la specie umana ed i suoi singoli individui non abbiano ancora saputo trovare in loro stessi l’adattamento alla loro reale natura superando quindi definitivamente per loro stessi e per le successive generazioni la cronica condizione dissociativa da sé stessi.
E’ impossibile capire come dopo alcuni milioni di anni si sia cominciata a comprendere, seppur ancora alla lontana, la natura della condizione dissociativa (con tutte le nevrosi e psicopatie correlate) solo nel secolo scorso e come a tutt’oggi sia considerata dalla scienza medica la interrelazione tra psiche e soma quasi come uno sfizio di intellettuali da salotto alla new age.
Senza contare che perfino molti di coloro che di psicoanalisi sanno si siano fermati a concezioni quasi mitologiche dell’essere umano e della sua psiche non riuscendo a distaccarsi dal “sacro verbo” di un qualche padre fondatore crescendo invece in sé e prendendo la strada dell’autonomia del pensiero.
La capacità distruttiva della specie umana determinata da quelle condizioni psichiche, sia indirettamente attraverso il costante inquinamento della acque e dell’aria (con le conseguenti mutazioni climatiche) ed uno sviluppo demografico fuori controllo sia direttamente attraverso l’indiscriminata produzione di armi di distruzione di massa sempre più distruttive e numerose, rende probabile un orizzonte nel quale la natura vivente del pianeta più o meno lentamente andrà verso l’estinzione.
Nella indifferenza più o meno generale.