Guardiamo ora al rapporto non tra gli individui (a prescindere dal rispettivo  genere e anche dalle rispettive preferenze sessuali)  ma al rapporto tra le rispettive psiche.

Nel gioco entrano una figura femminile ed una figura maschile.

Hanno un ruolo in quel rapporto anche una figura  materna ed una figura infantile.

La figura maschile infantile è  quì rappresentata da una coscienza anale integrata la quale , a causa della castrazione a suo tempo operata dall’ambito parentale,  è rimasta allo stadio infantile.

Ciò implica che la figura maschile deve appoggiarsi e farsi sostenere dalla figura femminile vista come figura materna.

A ciò provvede il complesso materno maschile.

Implica esso una più o meno completa dipendenza della figura maschile dalla figura femminile.

La regola del rapporto è però stata dettata ab origine dalla coscienza  della figura maschile la quale aveva bisogno del sostegno della coscienza femminile ed aveva attivato perciò su di essa le sue proiezioni che hanno  a loro volta attivato le corrispondenti dipendenze.

La coscienza femminile svolge qui  un primo ruolo di “carnefice“  castrante rispetto alla coscienza maschile “vittima” castrata.

Quest’ultima però  ha anche imposto alla coscienza “carnefice” (stavolta nel suo secondo ruolo di  “vittima” obbligata) la regola del loro rapporto.

Tra le due psiche  si ingenera un circuito reciproco nel quale i ruoli sono continuamente invertiti e ciascuna coscienza impone all’altra i propri bisogni di dipendenza .

La coscienza “carnefice “ ha bisogno di castrare (a questo è stata addestrata nella infanzia) ma per poterlo fare ha bisogno del consenso inconsapevole della coscienza “vittima” (che a questo è stata addestrata nella infanzia).

Consenso che viene continuamente implorato ed imposto , reciprocamente , sia da una parte che dall’altra.

In tutto ciò la vera vittima è però l’inconscio negato di entrambi, il loro Sé represso ed i loro contenuti istintuali continuamente rimossi.