Non so chi dia il nome alle cose.

Ma nessun nome è stato tanto appropriato quando, non so chi, ha deciso di chiamare la coscienza umana “mente”.

Assolutamente appropriato in quanto la mente MENTE.

Al fine di garantire in ogni tempo la sopravvivenza dell’individuo , nel caso in cui la coscienza sia dissociata rispetto all’inconscio ed ai suoi contenuti, la coscienza elabora, calcola , un adattamento possibile nella condizione data.

E costruisce perciò immagini del falso sè.

E l’individuo perciò crede che ciò che la coscienza ritiene di essere il suo Sé, cioè l’individuo stesso, corrisponda a ciò che egli è in realtà.

La coscienza dissociata ha costruito , per il suo bene e per consentirgli di sopravvivere alla sua condizione dissociativa , un adattamento possibile.

Talora è un adattamento folle, talora è profondamente malato, talora sospinge perfino l’individuo al suicidio ma quello è l’unico adattamento possibile alla condizione psichica (ed all’ambiente umano)  dell’individuo stesso.

La coscienza mente all’individuo per il suo bene anche se a vivere quella menzogna così non sembrerebbe.

La coscienza mente e fa credere all’ego qualsiasi cosa.

Il più delle volte falsa.

L’individuo proietta, in conseguenza di quella condizione dissociativa, sugli oggetti sugli animali e sulle persone ciò di cui l’individuo stesso non ha coscienza e perciò egli crede che quegli oggetti quegli animali e quelle persone siano parti di sé stesso e come parti di sé stesso le tratta.

Negando loro la loro reale identità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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