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Alcuni anni fa era invalsa la moda di arredare i tanti giardini delle villette di periferia con delle piccole statuette raffiguranti dei nanetti.
Il richiamo era ovviamente ai sette nani della famosa fiaba tant’è che in alcuni giardini ne venivano posti appunto sette: Brontolo, Cucciolo, ecc..
Qualcuno completava la serie ponendo nel giardino anche la statuetta di Biancaneve.
Il fatto che i nani della suddetta fiaba fossero sette ha ovviamente un significato ma ora è necessario concentrarsi sul significato dei nanetti.
Nei giardini delle ville dell’antica Roma era uso collocare dei nanetti dotati da un monumentale fallo eretto che richiamava un dio delle mitologie greca e romana, il dio Priapo.
La funzione di quei nanetti era beneaugurante per gli abitanti della villa e il richiamo che a quel dio mitologico fanno ,inconsapevolmente , i nanetti di oggi assolve alla stessa funzione.
Quello che allora come oggi non si era ben capito è che il nanetto dotato di un grande fallo o il nanetto della fiaba (nanetto che comunque il fallo eretto ricorda simbolicamente) rappresentavano il “fallo” così come in psicoanalisi si rappresenta e si definisce talora simbolicamente la capacità di capire di sé, la funzione intuizione.
Forse gli antichi romani erano meno sessuofobi di oggi o forse avevano un rapporto migliore con sé stessi, con il loro inconscio e con il “fallo” , nel senso di cui sopra.
Sta di fatto che qualche anno fa insieme alla moda di installare nei giardini i famosi nanetti alcuni buontemponi fondarono “i comitati di liberazione dei nanetti” e taluni rubavano le simpatiche statuette con grande disappunto dei loro proprietari.
Tenuto conto della condizione psichica generale sarebbe il caso di fondare invece oggi il comitato di liberazione del Sé allo scopo di cercare di liberare i tanti, troppi Sé castrati, ingabbiati, rimossi e repressi con conseguenti dolorose prigionie che affliggono, a loro insaputa, tanti esseri umani che soffrono a livello psichico ed a livello fisico questa loro condizione .