17/8/09
La comprensione intuitiva.
Nel linguaggio comune (e nella comune visione delle persone) si ritiene che una cosa si comprende “intuitivamente” quando è ovvia da capire, quando la cosa è assolutamente evidente.
E perciò si sottintende che quando una cosa è assolutamente facile da capire (tanto che potrebbe capirla anche uno scemo) la si capisce “intuitivamente”.
Il pensiero comune pensa così e profondamente sbaglia.
Il comprendere intuitivo indica l’esistenza di un processo mentale (della coscienza) assolutamente spontaneo e che perciò non alcun bisogno di un ragionamento razionale.
Ciò che va capito intuitivamente “viene in mente” da solo, spontaneamente , senza alcun processo deduttivo cosciente “a monte”.
Poiché la cosa da capire si capisce spontaneamente (e quindi senza la fatica di una elucubrazione) si ritiene erroneamente che ciò avviene solo per le cose facili da capire.
In realtà la funzione intuizione è “l’altra intelligenza” della mente e fa coppia (fa sistema si direbbe oggi) con la funzione pensiero cioè con l’intelligenza razionale.
E che essa non sia la funzione “per capire le cose facili” basta studiare un po’ di storia del pensiero scientifico e si scoprirà che le più grandi scoperte in ogni campo del sapere sono frutto di intuizioni spontanee spesso sollecitate (costellate si potrebbe dire) da un evento reale apparentemente casuale (secondo la nota storiella la mela casca dall’albero e Newton intuisce della esistenza della forza di gravità).
Il grande dramma della umanità occidentale (uno dei tanti) è che i sistemi educativi, formativi e scolastici si impegnano tantissimo per sviluppare nei bambini e negli adulti l’intelligenza razionale ed escludono invece dalla formazione la intelligenza intuitiva.
Condannando così gli individui a diventare e restare delle persone dissociate non avendo loro fornito lo strumento essenziale per costruire una relazione profonda con sé stessi.