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Se il sintomo è, come in effetti è, il modo in cui si rappresenta in una qualche forma tra le più svariate un contenuto inconscio che la coscienza non sa e non può integrare in sé ciò vuol dire ,  tanto per esprimersi in modo rudimentale e semplificato, che esso è “sospinto” dall’interno dell’individuo.

Siccome i fenomeni di sincronicità sembrerebbero avere un funzione molto più estesa di quanto si pensasse  nei processi psichici si deve ritenere che per curare il sintomo siano necessari  entrambe le braccia della tenaglia.

In altre parole esso da una parte  deve essere aggredito , “dall’interno”,  con l’interpretazione intuitiva allo scopo di  aiutare il processo di integrazione nella coscienza del suo contenuto inconscio e dall’altra parte deve essere aggredito, “dall’esterno”,  con  la terapia clinica (il farmaco e quant’altro).

Se aggredito solo “dall’esterno” il contenuto inconscio che in quel sintomo si era in qualche modo rappresentato troverà prima o dopo un’altra via di rappresentazione mentre se aggredito solo “dall’interno” la cosa non riuscirà a indurre mutamento nella coscienza a specchio con il risultato che il sintomo con ogni probabilità perdurerà.

Se ciò è vero si intuisce  come la strategia terapeutica vincente dovrebbe essere la messa in campo di una sinergia  tra psicoanalisi e clinica medica.

 

 

 

 

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