Colpisce nella storia antica e recente che in talune culture la morte tramite il sacrificio rituale venisse considerato un privilegio.
L'origine mitologica di tale orribile costume era la credenza, nelle culture mesoamericane e sudamericane del periodo Inca , che gli dei si fossero autosacrificati per permettere all’umanità di sopravvivere.
Esisteva addirittura uno sport , una specie di pallavolo, nel quale la squadra VINCENTE aveva il discutibile privilegio di essere sacrificata agli dei.
In epoca più recente il fenomeno dei martiri kamikaze che ha precedenti nella storia del Giappone e ancora più recentemente del Medio Oriente.
Per capire il senso di questi orrori occorre ripercorrere uno dei processi fondamentali della crescita psichica dell’individuo.
Com’è noto i contenuti inconsci rimossi o mai portati alla coscienza dell’individuo nel corso del processo di crescita psichica subiscono un processo di trasformazione radicale (ed è d’uopo qui ricordare i processi di trasformazione ipotizzati relativamente alla materia dagli alchimisti) .
Il contenuto inconscio carico di energia viene dapprima rappresentato nel sogno e successivamente trasformato , dalla interpretazione intuitiva, in significato il quale viene assunto dalla coscienza innescando ivi un processo di mutamento.
Sappiamo anche che i contenuti inconsci non integrati dalla coscienza sono il motore energetico e significativo dell’agito da parte dell’individuo inconscio.
Sappiamo anche che una volta integrato nella coscienza il contenuto inconscio esso si spegne cioè muore (cioè cessa per sempre di essere motore energetico e coattivo dello specifico agire).
Si può ora facilmente immaginare o, se si preferisce, ipotizzare che popoli con culture fortemente castratrici, sessuofobiche nonché misogine avessero quantità “industriali” di contenuti inconsci con condizioni repressive delle coscienze intensissime.
Ed è è perciò facile immaginare che quei contenuti venissero agiti relativamente al loro processo iniziale di (mancata) trasformazione.
In altre parole si può immaginare che quei popoli e quegli individui agissero inconsapevolmente, in massa, il processo di trasformazione che porta il contenuto inconscio alla”morte”.Agendo questo processo inconscio, e perciò rappresentandolo, con il sacrificio rituale non di quei contenuti ma degli individui. Come se ognuno di essi rappresentasse ciascuno di quei contenuti inconsci da trasformare.
Del resto alla cultura del sacrificio non è estranea nemmeno la religione cristiana.
C.G.Jung ha interpretato in questo senso il percorso della crocefissione interpretandolo come un percorso doloroso verso la presa di coscienza di sé (la crocefissione del Cristo).