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La comune osservazione della Natura ci dice che in essa l’animale ferito viene abbandonato ai predatori, il leone mangia i suoi cuccioli, il predatore strazia la sua preda  e così via.

Quello che è in quell’ambito frutto del bisogno di sopravvivenza degli individui e delle specie , frutto di questo istinto primario , appare talora all’uomo come segno di disumana crudeltà.

Nell’evoluzione dell’uomo come specie osserviamo che quella crudeltà e quella ferocia non sono per nulla estranei a taluni  individui di questa specie che in questo campo hanno rivelato abilità, se così vogliamo definirle,  che  hanno raggiunto vette che ogni volta , con orrore, si  spera non siano più superabili.

Ogni volta così si spera anche  se la invece la storia e la cronaca tende ogni volta a smentirci.

Nel corso del percorso di crescita psichica si incontra talora un principio che non si sa se frutto dell’insight o di una speranzosa razionalizzazione, si incontra cioè il Principio di Umanità.

E’ grazie a questo principio che molti esseri umani rendono ogni volta migliore il mondo e la vita degli altri esseri viventi.

Questo principio è l’accordo superiore che concilia in sé due opposti e due opposizioni:l’istinto del dolore  e l’istinto del piacere.

Esso consente di temperare il primo e di assecondare il secondo.

Esso consente di curare , in molti diversi sensi, l’altro che di cure ha disperato bisogno.

Consente di mostrare all’altro non denti ringhianti ma cuore umano.

Esso è un principio profondo della Natura che solo da una superficiale osservazione dei sensi ci appare come prima descritta ma che invece emerge da una osservazione profonda di essa ,osservazione  che va ben al di là dei sensi per toccare il più profondo del Sé

 

 

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