Coloro che volessero intraprendere, dopo la terapia, un percorso di autoanalisi e di crescita psichica sappiano che per farlo non occorrono nè particolare intelligenza né particolare cultura.

Occorre interpretare per molto tempo , con prove ed errori, i propri sogni e sviluppare così la propria funzione intuizione.

Non occorre essere dei geni per fare ciò.

Quando la propria funzione intuizione sarà sufficientemente sviluppata si comprenderà sempre meglio il linguaggio onirico ed in genere i linguaggi simbolici.

Che esistono là da tempo immemorabile, e che esistono non per fare le belle statuine , ma per essere compresi da una qualche intelligenza (intuitiva naturalmente).

Il genio è già dentro  ciascuno e si chiama inconscio.

L’inconscio, presente  in ogni specie vivente, grazie agli  istinti ha consentito la sopravvivenza di tutte le specie viventi del pianeta , malgrado ogni cambiamento ambientale anche catastrofico , e sviluppando  ogni  mutazione adattativa da quei mutamenti resisi necessari.

Lavorando in sincronia con le coscienze degli individui di tutte quelle specie.

Di tutte le specie viventi eccetto la specie umana che , non si capisce perché , ha “scelto” (per modo di dire)  la strada della dissociazione da sé.

Collegare la propria coscienza con il proprio inconscio significa , grazie alle intuizioni spontanee , accedere ad un piccola parte di quella immensa intelligenza e di quella immensa sapienza che trascendono ogni essere umano e ogni essere vivente.

Intelligenza e sapienza che è della Natura , degli istinti e della evoluzione.

Spiace dirlo ma per sviluppare quel processo di crescita bisogna mettersi nell’ottica di abbandonare prima o  dopo i supposti grandi maestri della psicoanalisi.

Prima di tutti S. Freud che ha scoperto una meravigliosa cattedrale ma si è fermato terrorizzato sulla sua soglia.

Poi, poco dopo, anche C. G. Jung il quale in quella cattedrale è entrato ne ha descritto una parte delle meraviglie ma si è fermato un metro dopo la sua soglia.

Se non si vuole tradire se stessi, il proprio Sé, occorre essere capaci  di superare  il passato (facendone tesoro) , vivere il presente e guardare al futuro.

 

 

 

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