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Partiamo dal principio.

Due genitori sono coscienti di sé.

Essi hanno integrato nella loro coscienza l’immagine dei rispettivi Sé.

Non ha alcuna importanza se ciò è avvenuto grazie a terapie , ad infanzie particolarmente fortunate  o in qualsiasi altro modo.

Non ha alcuna importanza se questi due genitori siano consapevoli o meno di sé  e siano consapevoli di essere coscienti di sé.

La loro coscienza è coscienza adulta in quanto ha integrato le sue quattro  funzioni , ha integrato in sè l’immagine del proprio Sé, ha un rapporto dinamico e costruttivo con tutti i propri istinti.

E ciò basta.

Questi due genitori procreano , hanno dei figli.

Grazie alla potente capacità emulativa della coscienza (enormemente ancora più  potenziata , pour cause, nella coscienza in formazione dei bambini) quelle coscienze infantili nel corso dell’imprinting infantile assorbiranno come spugne (come succede in tutti gli altri bambini , ma purtroppo in quest’ultimi con ben diversi risultati)) gli attrezzi essenziali  per innescare in sé il processo di crescita psichico e portarlo a conclusione fino a diventare nell’adulto coscienza adulta.

Fino ad integrare in sé l’immagine del proprio Sé ecc..

Se ci pensiamo basta poco.

E’ sufficiente che la coscienza materna posti, automaticamente, istintivamente ed inconsapevolmente , nella coscienza infantile “il cavalluccio di Troia” (vedi) e agevoli l’integrazione della funzione intuizione.

Come automaticamente ,istintivamente ed inconsapevolmente avrebbe operato, ove inconscia e dissociata, nella direzione opposta e patogenica.

Dopo il “cavalluccio di Troia” il resto lo faranno i sogni , istintivamente la coscienza infantile così attrezzata es automaticamente  la sua potente capacità emulativa.

Ma torniamo alla domanda iniziale.

A cosa serve la terapia analitica ?.

Se l’’analista e cosciente e consapevole di sé , se si è dotato di una coscienza adulta e ha integrato l’immagine del proprio Sé la terapia , le tradizionali tecniche di terapia teoricamente  non servirebbero a nulla.

Da un punto di vista puramente ipotetico ,come nel rapporto genitori coscienti di sé e figli in crescita,  sarà la potente capacità emulativa della coscienza del paziente ad assumere in sé gli attrezzi fondamentali per il proprio sviluppo psichico.

Rendendo del tutto inutile il solito trito e ritrito mantra:”Cosa le viene in mente ?”.

Sarà sufficiente parlare tra i due di calcio, di donne, di film, dei parenti lontani.

Perfino cazzeggiare del nulla.

Certo il paziente porterà ancora i suoi sogni all’analista dato che ciò è un gesto di enorme portata simbolica nel rapporto tra l’inconscio del paziente e la sua coscienza.

Ma per il resto si potrà anche cazzeggiare .

Fino a quando da quei sogni l’analista non comprenderà che il processo  di crescita è avviato, si cominciano a  superare blocchi castranti e resistenze varie ed il paziente comincerà a riferire eventi reali e mutamenti comportamentali e sintomatici significativi.

Tutto ciò teoricamente ed ipoteticamente . E come al solito da verificare sul campo.

 

 

 

 

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