La condizione dissociativa che ha nell’infanzia impedito alla coscienza l’integrazione in quella coscienza della immagine del Sé è costretta a causa di ciò di elaborare una quantità di costrutti che surroghino, per quanto possibile, in qualità di protesi del sé la mancata crescita psichica.
Esse costituiscono l’adattamento possibile e necessario a quella condizione psichica inizialmente determinata.
Tali costrutti impegnano in maniera rilevante la capacità di elaborazione razionale della coscienza sottraendo risorse significative alla intelligenza potenziale dell’individuo.
Egli ha perciò una potenzialità intellettiva rilevante che è però investita in grande misura nella elaborazione di quelle protesi.
Il risultato sarà una intelligenza razionale poco rilevante.
In taluni casi l’adattamento a quella condizione dissociativa stimola al contrario un sviluppo potente della intelligenza razionale come elemento compensatorio rispetto a quella condizione.
In entrambi i casi è totalmente azzerata o quasi l’intelligenza intuitiva cosa che impedisce all’individuo di vedere la propria condizione psichica se non attraverso il suo mondo proiettivo rispetto al quale è peraltro totalmente accecato.
Lo sviluppo della crescita psichica libera poco alla volta le risorse intellettive nell’individuo ed inoltre gli consentirà l’integrazione e lo sviluppo della propria funzione intuizione.
La liberazione di quelle risorse intellettive , le quali esistevano anche prima ma erano altrimenti impiegate, fa intuire che l’attività elaborativa della coscienza impegna sia la coscienza cognitiva sia la coscienza percettiva con la possibilità sia di una attività sinergica tra le due coscienze sia di una attività elaborativa che a seconda dei casi alterna l’impiego dell’uno o dell'altra coscienza.