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Incontro qualche indaffarato uomo d’affari il quale disperato, correndo, mi dice:Non ho proprio tempo, non mai tempo !.
Dialogando dopo un po’ si scopre che non è egli non abbia tempo è che invece la sua coscienza ad non avere più spazio.
Essa è talmente intasata dalle protesi del falso sé da non avere più spazio per i contenuti inconsci della crescita psichica
Questa sua condizione psichica egli la vive nella sua vita affannosa e sempre di corsa e simbolicamente la esprime in questa sua cronica mancanza di tempo.
In effetti la mancanza di spazio nella coscienza si esprime talora nella realtà di ogni giorno come cronica mancanza di tempo.
E si rileva perciò ora un legame simbolico tra spazio e tempo.
Non mi pare che Einstein abbia scoperto una qualche formula che consentisse, a determinate condizioni, di trasformare lo spazio in tempo e viceversa il tempo in spazio.
Eppure questa formula esiste.
Essa dice che interpretando continuamente i propri sogni ed integrando nella propria coscienza i contenuti del proprio inconscio e del proprio Sé e, misteriosamente in una asfittica coscienza di tipo anale cioè nella stessa coscienza del bambino dopo pochi mesi di vita , quel processo trova spazio e si fa strada.
Ciò in quanto lo spazio destinato alla coscienza del Sé è ben più vasto dello spazio, seppur ipergonfiato, della primitiva ed originaria coscienza anale.
Ed un po’ alla volta il nostro uomo d’affari comincerà con sua sorpresa a scoprire che diversamente da prima ogni giorno egli ha sempre più tempo : Tempo per sé stesso, tempo per i propri cari, tempo per i sentimenti e per la propria umanità, tempo per i propri interessi al di fuori del lavoro e così via .