Il gioco nei cuccioli di ogni specie non è uno scherzo.
Esso è invece una cosa seria, serissima, una tecnica di apprendimento grazie alla quale il cucciolo sperimenta e quindi conosce (e poi riconosce) sensorialmente l’ambiente nel quale si trova a giocare.
Lo tocca , lo assaggia, lo vede , ne ascolta i suoni che egli stesso suscita, lo sfiora , ne sente gli odori.
I cuccioli di ogni diversa specie esercitano su quell’ambiente il loro senso o i loro sensi più affinati che evidentemente consentono una migliore conoscenza e quindi un migliore apprendimento.
E grazie ai tantissimi ripetuti contatti sensoriali che il gioco produce il cucciolo costruisce nella propria coscienza un adattamento possibile a quello specifico ambiente nel quale sta giocando.
E’ per questo che la mamma gatta per esempio porta in giro i suoi cuccioli nei tanti ambienti che essa stessa ha sperimentato e conosciuto nel corso delle sue esperienze di vita.
Ed in ogni nuovo ambiente il cucciolo gioca o per meglio dire con quel nuovo ambiente ci gioca.
La fase dell’apprendimento infantile è un periodo esplosivo di ricerca nel quale la coscienza percettiva è come una spugna sensibilissima ed avidissima.
Deve apprendere tutto nel più breve tempo possibile.
E ciò che ha appreso in quel breve periodo sarà il suo strumento principale di sopravvivenza per tutta la sua vita.
Insieme agli istinti che “dall’altra parte” attingono la coscienza e fanno sinergia con l’adattamento alla realtà sensibile.
Anche il sogno è un gioco.
La coscienza impara a giocare con esso e con i suoi simboli e se rispetto alla realtà usa i suoi sensi rispetto al sogno usa un “senso” diverso: l’intuizione.
La coscienza, quando un sogno nel corso del sonno la attinge, comincia a giocare con esso dapprima nel dormiveglia e poi in background nel corso dello stato di veglia.
Gioco le cui tecniche sfuggono all’ego cosciente ma comunque di gioco si tratta.
La coscienza, come il cucciolo con il filo d’erba che vede per la prima volta, gioca e rigioca con il sogno , prova e riprova, lo lancia in alto e lo sbatte al suolo, lo sospinge in ogni direzione e lo mordicchia.
Lo annusa e lo sputa e poi lo lancia un’altra volta.
Ed alla fine di questo lungo giocare che può durare qualche istante, qualche ora o qualche giorno, infine archivia il suo giocattolo/sogno avendo recepito ciò che il sogno intendeva dirle.
Ed allora comincia un altro gioco.
Ciò che il sogno voleva dire alla coscienza entra nel vortice della elaborazione ed alla fine di quest’ultimo gioco la coscienza muta.
E anche qui ciò che la coscienza ha appreso con questo gioco , con questi giochi , sarà il suo strumento principale di sopravvivenza per tutta la sua vita.
Insieme agli istinti che grazie a questi giochi sono stati connessi alla coscienza per fare sinergia con l’adattamento alla realtà.