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In tutti i corpi mitologici che rappresentano nelle più svariatissime forme il processo di crescita psichica  “l’eroe” che muove il processo (Enkido nell’epopea di Gilgamesch,  Mosè nella traversata del deserto, il Cristo, ecc., ecc. ) alla conclusione della saga  muore.

Per comprendere questo finale che appare, ma non è, tragico occorre guardarsi allo specchio.

Ciò che ciascuno vede nello specchio è il suo Sé.

Cioè l’individuo nella sua corporalietà .

Non vedrà allo specchio ovviamente una componente importante di quel Sé cioè la sua psiche che pure del Sé fa parte.

Ciò che in psicoanalisi si definisce come il Sé è un simbolo che rappresenta a livello psichico la totalità di quell’essere vivente .

Questo simbolo si può manifestarsi nei sogni in forma di pesce ,in forma di rettile, in forma di albero, ecc. ecc..

Via via che il processo di crescita va avanti e vengono integrati nella coscienza i significati dei tanti simboli onirici si costruisce nella coscienza una immagine sempre più fedele del proprio Sé.

E quel simbolo che lo ha rappresentato nel corso del processo via via perde di intensità energetica in quanto essa viene , insieme ai tanti significati che lo rappresentavano , integrata nella coscienza.

Il Sé simbolico inconscio via via si prosciuga , perde di intensità .

Ed alla fine del processo si potrà ben dire  che è morto.

A livello inconscio sicuramente, anche se l’individuo rimarrà più vivo e più vegeto di prima.

Più vivo e vegeto di prima in quanto il suo Sé ha subito una trasformazione vitalissima e la sua morte significa per l’individuo vita.

 

 

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