Il solo credere che il pensare logico e razionale dello scienziato (quale che sia la scienza su cui egli eserciti la sua logica) sia un pensare asettico e SOLO logico è di per sé una stupidaggine dettata dall’ignoranza.
E perciò in quanto tale una risultanza ascientifica ed antiscientifica.
Il pensiero scientifico ed il pensare la scienza non tiene conto che questo pensare e quel pensiero sono un frutto ineluttabile della psiche umana.
E come tale influenzabile e determinabile , molto ma molto di più che dalla sola intelligenza razionale e dalla sola cultura scientifica , dalla condizione dissociativa della coscienza (ed ancora di più dal suo eventuale complesso di castrazione) nonché da quel gigantesco “convitato di pietra” che è l’inconscio.
Mentre la coscienza dissociata orienta il pensiero , inconsapevolmente per l’ego, verso ciò che esclude e verso l’esclusione in sé l’inconscio con le sue innumerevoli proiezioni, generate dai suoi componenti istintuali non integrati nella coscienza , orienta e disorienta quel pensiero ri-orientandolo verso ciò che la coscienza esclude.
Talora verso forme ideative deliranti che negano l’evidenza della realtà e che vengono scambiate per acutissime riflessioni di altissima logica.
Oppure , talora accade anche questo, verso conclusioni scientifiche irraggiungibili dalle menti comuni che magari si scoprono avere notevole validità scientifica.
Si rifletta un attimo:
Se Wolfgang Pauli, di cui è nota la tormentata e tormentosa vita determinata da un monumentale complesso di castrazione e di conseguenza da una coscienza fortemente dissociata da sé (condizione psichica che nemmeno C. G. Jung è riuscito a curare), avrebbe mai potuto scoprire il suo “principio di esclusione”, ben noto in fisica quantistica, e che gli ha procurato meritatamente il premio Nobel?.
Viene da chiedersi, data la sua condizione psichica dissociativa, cos’altro mai avrebbe potuto pensare di diverso da ciò?.