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La coscienza dissociata ed infestata dalle protesi del falso sé è come una macchinetta irragionevole che non sa fare altro che indurre comportamenti ed idee coatte.

Altro non sa fare se non gestire i meccanismi fondanti delle sue tante coazioni a ripetere.

Essa è il robotino , il piccolo automa dentro ciascun costruito dalla evoluzione per salvarci la vita e condizionato da certi ambiti familiari per distruggercela.

Essa è come quell’individuo che opera sulla base di un regolamento molto restrittivo (che ignora del tutto l’umanità e la diversità dell’esistere) e non sa , non è capace e non può derogare a quelle regole restrittive e coattive in alcuna occasione.

A questo individuo e alle regole regolamentari che lo determinano manca la capacità di valutazione della situazione concreta ed è terrorizzato dalla possibilità di divergere dalle  regole che ha ormai introiettato .

Egli infine ha perso sé stesso e quelle regole è di fatto diventato.

Non può distaccarsene se non al prezzo di perdere l’unica identità che ormai possiede.

Egli è terrorizzato dalla libertà che peraltro non ha mai conosciuto.

Individui di rara intelligenza razionale ma di coscienze totalmente dissociate da sé , pressochè cieche rispetto ai linguaggi simbolici, hanno sbagliato la mira ed hanno definito quelle coscienze (e la loro stesa coscienza dissociata che imponeva loro comportamenti ed idee coatte) il “super ego”.

Negando così a loro stesso ego ed alla funzione egotica il posto di assoluta centralità che gli spetta nell’universo-individuo.

Nonché la lezione Kantiana :La legge morale dentro di me ed il cielo stellato sopra di me.

 

 

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